La mia storia musicale comincia il giorno in cui mio padre mi regala una chitarra, una Eko per bambini, quella della foto. Avevo 5 anni, e da grande volevo fare l’astronauta o il calciatore come quasi tutti i miei coetanei. Mi serviva un maestro, e dopo poco andai a lezione. Ascoltavo la musica che piaceva ai miei genitori: Mina, Morandi, Ornella Vanoni, Celentano, Charles Aznavour, Sinatra. Poi un giorno mi furono regalati un mangiadischi ed un 45 giri: il lato A mi cambiò la vita: “La canzone del sole”, un capolavoro, perdipiù facile da suonare. Battisti diventò il mio idolo. Intanto progredivo come chitarrista e riuscii ad entrare al Conservatorio. Intorno ai 14 anni iniziai a scrivere canzoni, cose semplici più che altro per fare colpo sulle ragazzine. Nulla di serio fino ai 20 quando, finito il liceo, i miei riferimenti musicali e letterari si fecero largo da soli: sempre Battisti, ma anche Vasco, De Gregori, De André, Pino Daniele, Lucio Dalla. E dall’estero Bowie, Steely Dan, Genesis, Dylan, Crowded House, Prefab Sprout. In verità la musica mi piaceva quasi tutta.
Mi sentivo pronto per scrivere qualcosa di più solido, e cominciai a immaginarmi come autore-cantautore.
Il cinema era, ed è ancora oggi, l’altra mia grande passione. Se devo dire tutta la verità la musica stava al secondo posto, perché il mio sogno di ventenne era di quello di scrivere storie, soggetti, di vivere a Roma e fare lo sceneggiatore. Le due cose procedevano parallelamente: scrivevo canzoni – quasi sempre autobiografiche – e appuntavo storie per possibili soggetti per il cinema. A 23 anni avevo registrato con un 4 piste una decina di canzoni che mi sembravano buone. Le inviai alle major di allora. Tre non risposero, due mi dissero che i brani erano belli, ma che il mercato cercava cose diverse. Non la presi benissimo. Nel frattempo avevo terminato, senza infamia e senza lode, il Conservatorio. Stavo per trasferirmi a Roma in cerca di avventura nel cinema quando un pomeriggio incontrai Gaetano Curreri, cantante degli Stadio, in un bar di Bologna. Un amico comune musicista ci presentò, e lui mi chiese se avessi voglia di scrivere testi per gli Stadio. Lo feci. A Gaetano i testi piacquero molto e qualche mese dopo mi ritrovai con 3 testi e 2 musiche mie in un loro album che si chiamava “Puoi fidarti di me”. Pochi mesi dopo scrissi con Gaetano e Dalla un brano per Raf, “Il sapore di un bacio” che diventò un singolo di successo. Subito dopo un altro brano, sempre con Gaetano, Dalla e Mauro Malavasi per Emmanuel, un cantante messicano. L’album di Emmanuel vendette più di un milione di copie. La mia vita artistica era cambiata, era arrivato il momento di fare delle scelte. Quindi niente più Cinecittà, ma musica. Ho fatto l’autore svogliatamente fino al 2000. Potrebbe sembrare il contrario, ma scrivevo sempre e solo quando pensavo di avere qualcosa di importante da dire, mai per qualche artista in particolare. Ho insegnato Educazione Musicale e Chitarra, e ho fatto il pubblicitario per qualche anno. Nel frattempo ho anche trovato il tempo per fare – e disfare – verso la fine degli anni ’90, una band chiamata Taglia 42 che è passata pure per Sanremo. Le cose sono cambiate radicalmente nel 2001 quando Vasco Rossi ha incluso in un suo album un brano che si chiama “Ti prendo e ti porto via”. Era una canzone destinata ad un disco degli Stadio, ma Vasco ha deciso, per mia fortuna, di buttare il testo originale e di scriverne uno suo molto più bello. Da lì la strada è stata in discesa (si fa per dire, perché la vita di un autore assomiglia più alle montagne russe che ad una freeway).
Dopo ho scritto canzoni per e con Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Marco Mengoni, Alessandra Amoroso, Emma, Fiorella Mannoia, Nek, Gianni Morandi, Irene Grandi, Luca Carboni, Il Volo, di nuovo Raf, e poi ancora Vasco che mi ha dato la possibilità di co-scrivere con lui e Gaetano “Un senso”, che ha pure vinto un Nastro D’Argento come miglior brano originale. Ho vinto un Premio Lunezia, e “Benedetta Passione” è stata un singolo dell’album con il quale Laura Pausini ha vinto il suo primo Grammy Award. Ho scritto brani che hanno vinto due edizioni di XFactor (con Marco Mengoni e Chiara Galiazzo) e due di Amici (con Virginio e Marco Carta). Insomma, mi sono tolto un sacco di soddisfazioni. Ho anche prodotto una quindicina di dischi degli Stadio e ho pubblicato due dischi a mio nome, “La Pianta del piede” e “Pattinando sul ghiaccio sottile”, e adesso sto per dare alle stampe il mio terzo album, che voglio pensare sia quello della maturità. Dimenticavo, nel 2016 ho vinto come autore e produttore il Festival di Sanremo con la canzone “Un giorno mi dirai”, cantata dagli Stadio. Qui mi fermo, non vorrei passare per megalomane, ma è quello che realmente è accaduto. Io sono sempre quello della foto, e faccio musica con la stessa passione di quando ho ascoltato per la prima volta “La canzone del sole”. Saverio